I rapporti sono curati dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali e da Sviluppo Lavoro Italia
È online l'edizione 2023 dei 'Rapporti annuali sulle comunità migranti in Italia', il monitoraggio curato dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali - Direzione Generale dell’Immigrazione e delle Politiche di integrazione in collaborazione con Sviluppo Lavoro Italia.
I Rapporti illustrano le caratteristiche di ciascuna delle 16 comunità più numerose: marocchina, albanese, ucraina, cinese, indiana, bangladese, egiziana, filippina, pakistana, moldava, srilankese, senegalese, nigeriana, tunisina, peruviana ed ecuadoriana. Ai 16 rapporti si affianca, oltre agli Executive Summary, un quaderno di confronto con un’analisi comparativa fra le diverse comunità.
Come nelle scorse edizioni i rapporti si concentrano sul profilo sociodemografico e su quello occupazionale ed economico dei cittadini appartenenti alle comunità più numerose, offrendo un quadro dei processi di inclusione in relazione ai principali indicatori di stabilizzazione.
I dati sulle presenze mostrano i primi effetti provocati dagli eventi geopolitici, in particolare il conflitto russo-ucraino, che ha portato oltre 160mila cittadini in fuga dal Paese dell’est europeo a raggiungere l’Italia, trasformando le caratteristiche della comunità, ma ha anche la composizione complessiva della popolazione non comunitaria in Italia.
Al 1° gennaio 2023, i cittadini non comunitari regolarmente soggiornanti in Italia sono 3.727.706. La maggior parte della popolazione non comunitaria si trova nel nord del nostro paese, più di tre quinti delle presenze; segue poi il Centro con il 23,7%, mentre il 15,3% si trova nel Sud e nelle Isole.
Tra le 16 nazionalità extra UE più numerose sul territorio italiano si registra un incremento della comunità ucraina (+66,5%) a causa della guerra che ha portato un forte incremento dei flussi di ingresso di cittadini in fuga che sono passati da 230 mila a oltre 383 milacosì unità come la bangladese, l’egiziana e la nigeriana, mentre scende la nazionalità filippina e tunisina.
Diminuisce invece la comunità moldava (-5,5%) ed ecuadoriana (-5%), seguite dalla cinese (-2,3%), dalla marocchina (-2,2%), dalla tunisina (-1,9%) e dall’albanese (-1,8%).
Nel 2022 sono stati rilasciati 449.118 nuovi permessi di soggiorno con un incremento dell’85,9% rispetto all’anno precedente; da oltre 10 anni non si rilevava un numero così elevato di ingressi di cittadini non comunitari nell’anno. La ragione è sicuramente da collegare alla guerra in Ucraina, ma anche alla regolarizzazione di cittadini già presenti sul territorio le cui istanze sono state in buona parte esaminate nel corso del 2022.
La popolazione extra UE in Italia evidenzia complessivamente un equilibrio di genere quasi perfetto con gli uomini che rappresentano il 50,2% e le donne il 49,8%.
Le comunità più equilibrate dal punto di vista della composizione di genere sono la cinese e l’albanese, seguite dalla collettività srilankese e la marocchina in quanto utilizzano un modello migratorio di tipo familiare. La quota femminile è massima nella comunità ucraina, seguita dalla moldava, peruviana, filippina ed ecuadoriana che forniscono una risposta all’elevata domanda di lavoro nel settore domestico e di cura del nostro Paese. Una composizione di genere opposta si rileva invece nelle collettività senegalese, pakistana e bangladese che fanno registrare un’incidenza maschile superiore al 70%.
Anagraficamente i cittadini non comunitari sono nettamente più giovani di quelli italiani: solo il 10,8% ha più di 60 anni, a fronte del 33% circa rilevato sulla popolazione italiana e i minori sono 767.809, pari al 20,6% dei regolarmente soggiornanti, a fronte di un’incidenza del 15% sulla popolazione di cittadinanza italiana.
Significative le differenze tra le diverse comunità: la quota di minori risulta massima per le comunità egiziana, marocchina, nigeriana e tunisina e minima in quelle moldava, filippina, peruviana e senegalese.
Importante il contributo della popolazione extra UE in ambito imprenditoriale con 512.646 imprese guidate da cittadini non comunitari (l’8,5% del totale delle imprese italiane), registrando un incremento dell’1% rispetto all’anno precedente. Si tratta prevalentemente di imprese individuali (76,2%), seguite dalle società di capitale, che rappresentano il 16,3%.
La presenza migrante è rilevante nel mercato del lavoro italiano, infatti i 1.656.517 lavoratori provenienti da Paesi non appartenenti all’Unione Europea costituiscono il 7,2% della popolazione lavorativa. Questi sono per lo più impiegati nei servizi alla persona con una buona presenza nel settore ricettivo e nella ristorazione, seguiti dal Primario e dall’Edilizia.
Sono titolari di un’impresa individuale 390.511 cittadini marocchini (il 15,3% del totale), cinese (13,2%) e albanese (9,7%). Rilevanti sono anche le quote relative alle comunità bangladese, pakistana ed egiziana, tutte prossime o al di sopra del 5%.
In riferimento alle rimesse in uscita dall’Italia, al 30 settembre 2023, il volume complessivo raggiunto ammonta a 6,077 miliardi di euro.
I Rapporti e le sintesi sono pubblicati sul sito istituzionale del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, sul Portale integrazione migranti e su questo sito.
La nota stampa